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L'ex schiava commuove il Parlamento Europeo: “Abbandonata da tutti”

Nel Palazzo di Bruxelles che dell'Unione Europea rappresenta il quartier generale sono riecheggiate ieri le storie e le testimonianze delle vittime della tratta. E così per un giorno il Parlamento Ue è divenuto camera di compensazione delle ingiustizie che macchiano di sangue innocente le strade del Vecchio Continente.

Task force europea contro la tratta

Alla giornata europea  di approfondimento sul fenomeno criminale della tratta di esseri umani a scopo di prostituzione coatta organizzata ieri a Bruxelles dall'europarlamentare Isabella Adinolfi (membro della commissione per la cultura e l'istruzione e della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere), don Aldo Buonaiuto, sacerdote anti-tratta della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha portato la sua ventennale esperienza in prima linea per la liberazione delle moderne schiave del sesso. E Maria, una delle “donne crocefisse” liberata dal racket della criminalità organizzata, ha raccontato il proprio calvario. La giornata europea contro la tratta, alla quale ha preso parte anche il sottosegretario all'Ainterno Carlo Sibilla, ha tratto ispirazione dal libro d'inchiesta di don Buonaiuto “Donne Crocifisse- La vergogna della tratta raccontata dalla strada” (Rubettino, con prefazione di Papa Francesco). Dietro il traffico di esseri umani ci sono organizzazioni criminali mondiali, con ramificazioni e connivenze a ogni livello, quindi la risposta a una piaga globale non può essere locale- ha osservato il sacerdote di frontiera che prosegue sulle strade la lotta di don Oreste Benzi ai trafficanti di carne umana-. Nessuna nazione da sola può sconfiggere la prostituzione coatta. Solo una task force europea può mettere in comune risorse, competenze e informazioni di intelligence“.

Storia di Maria

Il racconto in presa diretta di una vittima della tratta che al Parlamento Europeo ha portato la voce di chi non ha voce è più efficace di qualunque resoconto giornalistico. Non esiste miglior cronista di chi narra se stesso, diceva un celebre direttore di giornale. Parole che suonano come un monito nel giorno in cui si celebra la memoria liturgica di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Ecco il racconto: “Mi chiamo Maria e vengo dalla Macedonia. Sono stata avvicinata all’età di 17 anni da amici di famiglia che avevano parlato con i miei genitori convincendoli a farmi andare in Germania per un lavoro molto buono dove potevo guadagnare soldi per aiutare la mia famiglia molto povera. Io non potevo immaginare cosa sarebbe successo, anzi, ero anche felice di poter aiutare i miei genitori. Così sono partita con altre due ragazze della mia stessa età e due uomini che ci hanno portato in Ungheria. Mi avevano detto che dovevamo stare lì soltanto qualche giorno prima di ripartire ma poi ci hanno messo dentro un albergo e ci hanno prima  distrutto i telefonini  e poi siamo state picchiate a sangue perché facevamo troppe domande. Sono stata drogata e senza forze per ribellarmi con le violenze che mi hanno accompagnato per tre lunghi anni. Dovevo solo obbedire ai loro comandi, non parlare mai con gli uomini che venivano a stuprarmi, lasciarmi drogare e non ribellarmi mai perché avrebbero ucciso i miei fratellini, la mia famiglia. Sono stata una schiava, ma non come dite voi italiani “La Schiava del Sesso”.  Perché io non volevo fare il sesso, ma io ero costretta a fare quel sesso per non essere picchiata, uccisa. Io sono stata la degli uomini clienti che mi hanno trattato come un oggetto per le loro perversioni”.

Umiliazioni di ogni genere

Prosegue Maria: “Quando mi hanno portata in Italia promettendomi un lavoro normale ci avevo quasi creduto e così non mi sono ribellata. Invece in una città italiana mi hanno messo sulla strada con un’altra donna più grande che mi controllava e questa è stata la seconda parte del mio inferno. Ho vissuto più di un anno di umiliazioni di ogni genere e tanto uomini mi pagavano anche per darmi le botte, mi pagavano per sputarmi e per urinare su di me.  Quando si avvicinavano gli uomini della polizia mi chiedevano se avevo bisogno di qualcosa…alcuni facevano gesti volgari, altri mi ridevano e non posso dimenticare uno di loro che mi diceva sempre: “puttana, come va ? Tutto bene ?” E io rispondevo con il sorriso per la paura: “si, grazie, tutto bene”.  Anche tanti giovani che mi hanno avvicinata dandomi le bastonate con i ferri e poi scappare. Quando tornavo a casa con pochi soldi prendevo altri calci e dovevo stare senza mangiare. Ho fatto 4 aborti dentro casa con l’acqua di ghiaccio e con i ferri della lana. A volte ho dovuto rubare ai supermercati lo shampoo e altre cose per le donne perché non avevo soldi e la paura era tanta perché se ci trovavano dei soldi in tasca che non avevano dato ci torturavano. 

La liberazione

Continua Maria: “Una notte si avvicina una macchina e scende un uomo con un vestito nero. Era un prete che con il rosario mi prende la mano e mi dice: “ non avere paura, non voglio farti del male…sono qui per aiutarti, mi hanno mandato i tuoi genitori a prenderti insieme a Gesù“. Allora io sono scoppiata a piangere e ho visto la donna che mi controllava che faceva finta di niente. Il prete insisteva se volevo lasciare la strada ma io non potevo perché c’era quella donna che mi controllava. Allora lui ha capito e mi ha lasciato un piccolissimo foglietto dove c’era un numero di telefono. Ma io non potevo telefonare. Dopo una settimana don Aldo ritorna con una signora che mi abbraccia e mi dice che lei era come una seconda mamma e poteva accogliermi. In quel momento ero da sola, sapevo di avere solo pochi minuti prima del ritorno della donna controllora. Allora ho pensato dentro di me: se Dio esiste queste persone non potranno fare peggio dei magnaccia e di questi uomini porci. E così sono subito entrata in macchina chiedendo di andare via veloci. E don Aldo ha detto di guidare più veloce della luce mentre pregavano le Ave Maria loro erano così felici e mi sembrava di stare dentro un astronave. Quella notte sono rinata una seconda volta anche se le ferite sono sempre profonde, i ricordi, gli incubi. La mia vita è segnata per sempre ma voglio almeno dare questa testimonianza agli uomini perché si fermino, sulle strade e nei locali a comprare il corpo di una giovane donna, di una persona”.

L'impegno

Ieri a Bruxelles don Aldo Buonaiuto ha indicato anche la necessità che tutte le scuole d'Europa si facciano carico di sensibilizzare ed educare i giovani contro lo sfruttamento. “La tratta va inserita come argomento di formazione nelle aule scolastiche dell'intero continente – afferma don Buonaiuto -. Ciò è fondamentale per dare speranze alle nuove generazioni e per sconfiggere l'ignoranza. I giovani devono opporsi all'ingiustizia inammissibile di vedere loro coetanei innocenti ridotti a merce umana. Le agenzie educative hanno una responsabilità decisiva”. Alla giornata europea contro la tratta è intervenuto anche il sottosegretario agli Interni, Carlo Sibilia che ha sottoposto la questione di un maggior coordinamento delle forze di polizia a livello comunitario contro la tratta anche nell’incontro con il vicepresidente della Commissione Europea, Margaritis Schinas. “Bisogna portare nel dibattito europeo la lotta alla prostituzione coatta e il traffico degli esseri umani- sostiene Sibilia-. Gli arresti effettuati dalla Dia a Bari e in altri tre paesi europei confermano che le organizzazioni operano a livello internazionali. Per combatte un fenomeno che si allarga a livello comunitario, servono sinergie e coordinamento”. L’europarlamentare 5 stelle Isabella Adinolfi richiama la carta dei diritti fondamentali dell’Ue. “Dignità umana e libertà individuale non devono restare lettera morta- sostiene l’onorevole Adinolfi- E’ inaccettabile che in Europa esistano tragedie e abomini come le riduzioni in schiavitù testimoniate da don Buonaiuto a Bruxelles. Molte delle vittime della tratta hanno passaporto europeo. Non si tratta, quindi, “di un fenomeno esclusivamente legato all’immigrazione dall’Africa e dall’Asia. Non è una piaga che proviene soltanto dall’esterno dell’Unione Europa”.

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