Un macabro e scioccante ritrovamento è avvenuto all'interno di un'abitazione di Talitsa, nella regione degli Urali, in Russia. Il corpo senza vita di un neonato è stato trovato in una lavatrice. Lo riporta un comunicato stampa diffuso da “Sportello dei diritti”. Il bambino aveva ancora il cordone ombelicale e parte della placenta. Il piccolo era stato partorito da Nadejda, una parrucchiera di 31 anni, che lo avrebbe dato alla luce in casa: dopo aver tagliato il cordone ombelicale, avrebbe abbandonato il neonato nella lavatrice. Denis, il marito, ha chiamato l'ambulanza durante la notte dopo aver trovato la moglie insanguinata a casa. La polizia, che è intervenuta sulla scena, ha poi scoperto l'inanimato neonato nella lavatrice. Non sono chiari i motivi che hanno condotto il neonato alla morte e da quanto tempo. Lo chiarirà l'autopsia che sarà eseguita all'Istituto anatomico forense, dove è stato trasferito il corpicino. L’obiettivo delle analisi mediche è capire se il bambino, nato al settimo mese di gravidanza sia stato partorito vivo e sia morto per annegamento. Chi ha visto per primo il corpo del neonato ha ricordato che era “grigio, cianotico, di un colore innaturale”. In un primo momento il bimbo, poiché non dava segni di vita, era stato ritenuto già tecnicamente morto. Ma anche su questo punto si attende che venga fatta luce dall’autopsia. La magistratura russa ha aperto un’indagine sulla morte del piccolo: al momento l'accusa è per omicidio. Nadezhda ha avuto un figlio da un precedente matrimonio e altri due con il suo attuale marito. Secondo la legge russa, rischia fino a 5 anni di carcere se dimostrata colpevole.
I casi italiani
Quello di uccidere i figli appena nati o da pochi giorni o da qualche mese, nonostante l’atrocità del gesto, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, non è il primo che viene compiuto nel mondo e in Italia. Molti sono i precedenti di casi particolarmente simili a quello consumatosi a Talitsa, in Russia oppure n via Paris a Madonna dei Monti a Valfurva dove Loretta Zen ha infilato nell’elettrodomestico la piccola Vittoria di appena sette mesi facendole poi fare un intero ciclo di lavaggio. In Italia si ricordano almeno due casi in cui la madre aveva scelto la lavatrice per nascondere bambini appena partoriti. Il primo avvenne a Torino nel settembre del ’96: qui una ragazza di 22 anni e che aveva sempre tenuta nascosta la gravidanza partorisce in casa una femmina e subito dopo la infila nel cestello della lavatrice chiudendola dentro. Poi si recò in ospedale. Per una grave emorragia. La neonata morì dissanguata. Il secondo caso risale nell’aprile 2001 a Moliterno, un piccolo centro della provincia di Potenza a compiere il tremendo gesto è una coetanea di Loretta Zen, una 31enne. Anche lei agì come la 26enne torinese ma, in questo caso, la donna morì poco dopo il ricovero e quando arrivano i Carabinieri nella sua abitazione anche per il piccino non c’era più nulla da fare. Si possono ricordare altri due casi: Nel 1987 a Detroit (Stati Uniti) una giovane mamma di 26 anni decise di punire la figlioletta di tre anni mettendola in lavatrice ed avviando il programma di lavaggio perché la bimba si era fatta la pipì addosso. Morì qualche ora dopo per le lesioni cerebrali subite dal semi annegamento e per le gravi fratture riportate. In ultimo un altro tremendo caso. Questo risale al 1991. Teatro il piccolo paese di Xinjiang, in Cina, dove una mamma affida il figlioletto alla baby-sitter raccomandandola di lavarlo dopo aver fatto il bucato. La baby-sitter, aveva 16 anni all’epoca, prese sin troppo alla lettera le disposizioni e infilò in lavatrice il bimbo insieme ai panni sporchi.