Lo scopo della visita in Ucraina del cardinale Parolin

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Foto © Sara Minelli (Imagoeconomica)

Si è conclusa la visita del Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, in Ucraina, quattro giorni durante i quali dopo aver visitato Odessa ha incontrato le principali autorità politiche e religiose del Paese, da ultimo il presidente Volodymyr Zelensky. In precedenza, il cardinale si era intrattenuto con il premier Smyhal, con Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, Capo e Padre della Chiesa greco-cattolica ucraina, dopo aver partecipato al pellegrinaggio al santuario mariano di Berdychev: infine si è confrontato a lungo con tutti i membri del Consiglio delle Chiese, ricevuti in nunziatura a Kiev.

Con la chiarezza che lo contraddistingue, il cardinale Parolin ha affermato che il primo scopo della sua visita era impedire che il mondo si dimenticasse dell’Ucraina, come accade con tanti altri conflitti che feriscono il mondo. C’era poi il desiderio del papa di essere accanto alla martoriata Ucraina, per aiutare ad aprire percorsi, sentieri di pace. “La guerra non può mai essere usata come soluzione dei problemi presenti nella comunità internazionale. La guerra è sempre una sconfitta”. Ma nonostante tutto, ha proseguito, non si spegne “la speranza che questa situazione di conflitto possa concludersi al più presto e possa ritornare in Ucraina la pace, una pace giusta”.

Tale speranza, ha sottolineato Parolin, viene rafforzata dalla “grande gioia di collaborare insieme, nonostante le differenze” che sussistono tra le Organizzazioni religiose, ma soprattutto va radicata nella fede. “Come capi religiosi, io vorrei che questa sera facessimo insieme un atto di fede – ha detto il segretario di Stato -. Nulla è impossibile a Dio e la nostra fede può trasformare la realtà”.

Quindi il segretario di Stato vaticano ha rinnovato il sostegno della Santa Sede all’iniziativa annunciata dal presidente Zelensky: “Noi non vogliamo certamente sostituirci all’iniziativa di pace del presidente Zelensky, la appoggiamo. Però pensiamo anche se ci possono essere delle altre forme che, se accettate da entrambe le parti, possano avviare sentieri di pace, cammini di pace”. Questo è di tutta evidenza il contributo che la Santa Sede può dare agli sforzi per risolvere il conflitto, che continua a mietere vittime innocenti.

Per questo continua, al livello umanitario, lo sforzo del Vaticano “teso ad aiutare la popolazione ucraina sofferente”. Un contributo concreto, ha aggiunto, arriva dal cardinale elemosiniere Konrad Krajewski, che a nome del Papa “porta aiuti di vario genere alla popolazione locale”. Il segretario di Stato ha ribadito, inoltre, l’impegno della Santa Sede per il ritorno a casa dei bambini ucraini trasferiti forzatamente in Russia, nonché per aiuti, sia materiali sia spirituali, ai prigionieri di guerra, auspicandone la liberazione.