La Corte suprema di Nuova Delhi ha accettato il procedimento di arbitrato internazionale previsto dalla Convenzione del mare Unclos ratificata anche dall’India e recentemente presentato dall’Italia per il caso dei Marò. A tale riguardo è stata fissata un’udienza il 26 agosto per esaminare il parere ufficiale del governo.
La decisione italiana è stata formalizzata dopo oltre due anni da quando il 18 marzo 2013 un comunicato del Governo aveva annunciato l’attivazione della controversia internazionale in quanto “il rientro in India dei Fucilieri” sarebbe stato in contrasto con le nostre norme costituzionali (rispetto del giudice naturale precostituito per legge, divieto di estradizione dei propri cittadini, art. 25, 26 e 111 della Costituzione).
L’atto fu anche ufficializzato a tutte le Ambasciate italiane per porre i diplomatici in condizione di “sostenere negli ulteriori contatti che avranno con le rispettive Autorità di accreditamento”.
I contenuti del comunicato furono però smentiti dai fatti quando solo 4 giorni dopo, il 22 marzo 2013, il l’esecutivo decise di riconsegnare al giudizio dell’India i due Fucilieri di Marina nonostante che Delhi non avesse ufficializzato prove a carico dei due e che l’ordinamento indiano prevedesse la pena di morte.
In quei giorni le consultazioni interne al governo italiano, che poi portarono alle dimissioni dell’allora ministro degli Esteri, furono febbrili. Il Guardasigilli, in particolare, evidenziava perplessità sull’eventuale riconsegna a Delhi dei due Fucilieri di Marina al termine del permesso elettorale di cui stavano usufruendo. Tra le posizioni contrastanti in seno all’esecutivo spiccava quella del ministro Terzi, contrario al rientro di Girone e Latorre a Delhi come ebbe modo a rappresentare in una lettera inviata a Palazzo Chigi il 21 marzo 2013 (“riserve che ho ritenuto per parte mia, di rappresentare al riguardo e continuo ad avere”-21 marzo 2013 prot 8,1).
Ieri, quindi, dopo più di due anni è arrivata la notizia che tutti ci aspettavamo, anche se non ancora esattamente delineata. Il “ Solicitor General “ (Rappresentante del Governo) Ranjit Kumar ha, infatti, confermato l’accettazione dell’Arbitrato specificando, però, che l’India “parteciperà per dire agli arbitri che la giurisdizione è nostra e non dell’Italia”.
E’ lecito chiedersi se potesse evitarsi il danno d’immagine causato all’Italia, provvedendo in precedenza. Una scelta che avrebbe forse sacrificato qualche interesse economico e di lobby a totale vantaggio della difesa dei diritti umani e della tutela di due cittadini italiani colpevoli solo di aver scelto la strada dell’obbedienza verso lo Stato e delle loro famiglie costrette a subire le conseguenze delle indecisioni istituzionali.
Con il “senno del poi”, inoltre, forse si sarebbero potuti evitare o almeno contenere i gravi problemi fisici che hanno colpito Massimiliano Latorre, non costringendo lui e Salvatore Girone allo stress conseguente ad oltre 1000 giorni di indebita prigionia. Chissà se un giorno verrà istituita una commissione Parlamentare d’inchiesta per fare chiarezza…