“A Pompei seconda mattina di assemblea e ancora turisti davanti ai cancelli chiusi. Un danno incalcolabile per l’immagine dell’Italia intera”: così il ministro per i Beni culturali e il Turismo Dario Franceschini esprime su Twitter il suo dissenso contro il blocco degli ingressi agli scavi causati dalle agitazioni sindacali. “Da quando sono ministro a Pompei sono arrivate 78 persone per superare le carenze di personale”, ha poi aggiunto in un successivo tweet. Sono stati oltre 1100, dalle 8.30 alle 11 di oggi, i turisti in attesa di poter entrare di entrare all’interno degli Scavi di Pompei, dove da ieri è in corso un’agitazione dei dipendenti che si riuniscono in assemblea nelle prime ore del mattino. Nella giornata di ieri i turisti sono stati 2000.
Chi voleva visitare il sito archeologico campano si è ritrovato a fare lunghe code, mercoledì 5 novembre, in attesa che gli scavi riaprissero al pubblico. Alla cassa è stato affisso un volantino molto chiaro: “Si comunica che il 5, 6 e 7 novembre gli scavi resteranno chiusi al pubblico dalle ore 8:30 alle 11 a causa di assemblee sindacali del personale”. Già martedì la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia aveva fatto sapere che per questi giorni ci sarebbero potuti essere disagi per i visitatori nelle aree archeologiche di Pompei, Ercolano, Oplonti, Boscoreale e Stabia a causa delle assemblee dei lavoratori di Uil, Flp, Unsa e Rsu. I dipendenti contestano l’organizzazione del lavoro e il luogo di lavoro: prefabbricati di cemento-amianto.
A Pompei seconda mattina di assemblea e ancora turisti davanti ai cancelli chiusi. Un danno incalcolabile per l’immagine dell’Italia intera
— Dario Franceschini (@dariofrance) 6 Novembre 2014